Tutto in 40 minuti. Dopo quattro atti intensi, emotivamente logoranti, la serie Scudetto tra Famila Wuber Schio e Umana Reyer Venezia si decide in una singola, definitiva battaglia. Al PalaRomare va in scena Gara-5, l’epilogo perfetto di una sfida che ha vissuto mille volti e che ora si prepara a incoronare la regina d’Italia. Le 'orange' avevano costruito un vantaggio che sembrava rassicurante; le orogranata lo ha smontato mattone dopo mattone, costringendo la finale a tornare là dove tutto era iniziato. È la partita che vale un titolo, ma anche molto di più: è un duello psicologico, tattico e di nervi. Il 73-67 con cui la Reyer ha pareggiato i conti al Taliercio non è solo un punteggio. È il simbolo di una squadra che ha scelto di non morire, nemmeno quando Schio sembrava poter chiudere i conti con autorità. L’avvio era stato devastante per la formazione di Mazzon: le lagunari hanno subito un clinic offensivo, orchestrato da un Famila ispirato, fluido e letale. Juhasz e Verona hanno dominato il primo quarto, aprendo il campo e colpendo con chirurgica precisione. Per larghi tratti, sembrava un film già visto: Schio con più talento, più ritmo, più sicurezza. Tuttavia, la Reyer ha atteso il momento giusto. Ha stretto la difesa, ha trovato risposte dalla panchina — su tutte Berkani, incisiva nel punire ogni esitazione avversaria — e ha costruito possesso dopo possesso la propria risalita. A metà gara era di nuovo tutto aperto, ma è nel terzo quarto che la sfida ha preso una direzione. L’asse Villa-Cubaj ha cambiato la trama: regia e sostanza, letture e fisicità. È bastato un break, un’inerzia ben gestita, per mettere la freccia. Sembrava il colpo del ko, e invece — come spesso accade in questa serie — la risposta è arrivata dalle seconde linee. Dikaioulakos ha pescato la carta Keys e la lunga azzurra ha inondato il parquet con triple pesanti, riportando avanti le padrone di casa. L’ennesimo capovolgimento, l’ennesimo finale da brividi. Il colpo da maestro, però, lo ha firmato ancora la Reyer: un parziale di 14-2 orchestrato da Villa e Kuier ha messo la partita in ghiaccio, blindando la possibilità di giocarsi tutto in trasferta. Un finale perfetto per una squadra che si è scoperta d’acciaio.
Le statistiche dicono che rimontare da 0-2 a 3-2 è impresa più unica che rara nella Serie A1 femminile. È successo solo due volte nella storia moderna del campionato: Unicar Cesena nel 1990 e Pool Comense, capace di rendere il favore alle rivali due anni più tardi. La storia recente racconta invece l’esatto contrario: chi parte 2-0 e viene ripresa, spesso riesce comunque a chiudere in Gara-5. È successo alla Cras Taranto contro Schio nel 2010, a Schio contro la Passalacqua Ragusa nel 2018 e — ironia della sorte — a Venezia contro Schio nel 2021. I precedenti dicono quindi che il Famila ha ancora il destino nelle proprie mani. Ma i precedenti non scendono in campo. Gara-5 sarà una partita decisa dai dettagli. La gestione delle emozioni sarà la chiave. Dikaioulakos dovrà proteggere le sue stelle — Laksa su tutte, apparsa intermittente nelle ultime uscite — e trovare ancora impatto dalla panchina. Sarà fondamentale l’equilibrio tra gioco interno ed esterno: Schio dovrà correre quando possibile, ma senza concedere seconde opportunità. L’aggressività in transizione, unita a una migliore lettura del pick and roll, potrebbe sbloccare una partita che si annuncia tattica e molto fisica. Per Venezia, il compito è mantenere il livello emotivo visto al Taliercio. Il duello sotto canestro sarà il termometro della serata: Kuier e Cubaj contro Juhasz e Andrè, in una lotta che promette scintille. Villa, sempre più leader silenziosa, avrà sulle spalle il compito di dettare i tempi e assorbire la pressione. Occhi puntati anche su Berkani, Pan e Smalls: giocatrici capaci di accendersi e cambiare volto a una gara con una sola giocata. Schio gioca per il 13° titolo della sua storia, l’ennesimo mattone in una dinastia costruita con rigore e ambizione. Venezia va invece a caccia del secondo Scudetto consecutivo, un traguardo mai raggiunto finora nella sua storia e che avrebbe il sapore della consacrazione. Due filosofie, due visioni, un solo traguardo. Tutto si decide qui. Non ci saranno altre occasioni. Gara-5 è più di una partita: è un atto finale, uno scontro di culture cestistiche, di approcci, di generazioni. È il momento in cui i sogni diventano realtà — o svaniscono in un dettaglio.
(Foto Elio Castoria)