Appunti dal campo, attraverso un numero, una statistica insieme alle parole di chi è protagonista, per provare ad arrivare ad un pensiero tecnico.

23 punti in 26’. 9 su 14 da, 1 su 3 da 3. Aggiungendo una coppia di tiri liberi senza errori, 3 rimbalzi e 3 palle recuperate. Questi i numeri di Elena Ramo’ nella vittoria di Milano della sua Verona. Vittoria in trasferta, dopo aver perso la settimana precedente la prima partita in casa della stagione. Vale di più.

(In)costanza. Sul campo. “So che è il mio problema principale. Le mie partite non sono tutte uguali. Ci devo lavorare sopra. Riuscire a sentirmi dentro la partita con una difesa vincente, toccando il pallone per farlo diventare una palla recuperata, o facendo un assist”. Ma poi Elena sul campo ti dimostra di essere ambiziosa, di sapersi forzare, per non accontentarsi. “Quando sento attorno a me fiducia” E fiducia è una bella parola che, però, deve essere spiegata per non farla rimanere vuota.” Fiducia vuol dire sapere cosa fare ed essere spinta a provarci”. Senza ma.

(In)costanza. Nel prendere un libro in mano. “Ci sono momenti in cui mi posso chiudere in casa e cominciare a leggere senza pause, anche cinque libri in una settimana”. Poi magari non leggere nelle settimane successive. “Ci deve essere un libro, una pagina che mi fa sentire bene. E non voglio perdere più quel piacere”. Quest’anno le he capitato con una biografia, quella di Phil Knight (fondatore della Nike), “L’arte della vittoria” il titolo. Per poi tornare alla amata narrativa, Kundera come primo riferimento.

Le chiavi della palestra. Le ha a sua disposizione. E quando vuole sentirsi bene, quando si vuol fare una coccola ci va. “Tiro. Pallone in mano e tirare ascoltando musica”: No. Non con le cuffie. Impianto e casse. Per farsela arrivare dovunque. Ascoltando di tutto un po’, dagli Imagine Dragons a Fabrizio de Andre’. “Mi sento bene.”

Costanza. Nel cercare la meta delle vacanze. “La vacanza grande, quella con mamma e sorella.” Islanda, Irlanda, fiordi norvegesi. Alla ricerca di passaggi incontaminati. Con il piacere di guidare cinque ore senza incontrare nessuno. Fermarsi davanti a quella bellezza, rimanere in silenzio, senza pensare. “Perchè a volte mi accorgo che penso troppo”. E cosa penserai appena chiuderemo questa telefonata? “Penserò a quello che ho detto. Perché non mi aspettavo domande cosi difficili.”
Difficili? Non è mai difficile raccontarsi se hai voglia di guardarti dentro. Il sorriso di Elena vuole essere un filtro per mantenere riservatezza (e nascondere un po’ di timido imbarazzo). Ma è sempre bello racontare di una bella persona “Come sono? Una bella persona. A volte troppo. Perché non mi arrabbio mai.” A volte vale la pena arrabbiarsi per sentirsi ancora più belle persone.

 

Marco Crespi

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