Vicenza - C’è una canzone di Ivano Fossati che più di tante altre del cantautore genovese assomiglia ad una poesia, nella quale ogni strofa induce ad una riflessione.
La canzone è “C’è tempo…”, e ripercorrendo la strada che da Vicenza ci riportava verso San Martino di Lupari, sede del ritiro (e della partita) della Nazionale italiana, risuonava silenziosamente negli occhi e nella testa dell’equipaggio.

Eravamo reduci da una serata dedicata al tempo, al tempo passato e al tempo presente, al tempo perduto e recuperato, mai velocemente come vorremmo, a quel tempo che, troppo spesso, non offrendo parametri futuri troppo certi, ci appare senza fine.

“E’ un tempo che fugge”, come scrive Fossati, aggiungendo “niente paura, che prima o poi ci riprende”.

Quel tempo ci ha ripreso, raggiunto, ed emozionato, una sera di martedì, grazie all’amicizia storica e profondamente radicata nell’anima tra Massimo Protani, presidente della LegA Basket Femminile, e Antonio Concato, classe 1932, presidente, allenatore, visionario per aver costruito e portato ai massimi livelli europei il basket femminile italiano grazie al Vicenza dei sogni, capace di vincere 160 partite su 166 disputate in 5 stagioni a metà degli anni ’80.

“Concato non è un uomo di basket, Concato è il basket”, ci ha sempre detto il presidente Protani parlando di colui che ha fondato la società vicentina nel 1958, portandola in un ventennio a conquitare 12 scudetti (primo club italiano a fregiarsi della stella dorata), 5 Coppe Campioni, 1 Coppa Ronchetti e, proprio con Protani nei quadri dirigenziali al fianco del “maestro” Concato, una Coppa Italia di A2 nel 2005.

Anni passati che sembrano lunghi e lontani, ma se si conserva la memoria riusciamo a tenere legati certi avvenimenti senza i quali non ci sarebbe la storia.

Antonio Concato quel filo della memoria sa tenerlo in mano con la stessa energia con la quale, quando era militare nella vicina Feltre (ma non troppo per un tempo in cui le strade non erano come quelle odierne), usufruiva di una speciale dispensa per poter essere un giorno a settimana in palestra nella “sua” Vicenza ad allenare il “suo” Vicenza.

Parte così il nastro dei ricordi, con una lucidità da fare invidia non solo a noi commensali privilegiati ammessi al tavolo del ristorante scelto, ovviamente da Concato, nel borgo di Creazzo, a due passi da Vicenza, non prima di aver detto: “Ho visto in tv la partita della Nazionale in Macedonia e sono rimasto colpito dalla prestazione di una giovane, Olbis, chissà che non abbiamo trovato un buon prospetto sotto canestro. Ovviamente guarderò anche quella con la Croazia”.

Da uno che ha avuto in squadra, negli anni, ben 7 delle 8 giocatrici fin qui ammesse nella “Hall of Fame” della FIP, un complimento olremodo gratificante per la giovanissima giocatrice convocata e messa subito in campo dal CT Crespi.

Ci troviamo così a far domande come quando sei sui banchi di scuola e ricevi la visita di un grande personaggio della storia, perchè questo è, per il basket femminile, Antonio Concato.

Così gli chiediamo di formare il quintetto delle italiane “all time” di quegli anni, e lui: “Fullin, Gorlin, Sandon, Peruzzo e Pollini”.

C’è qualche giocatrice che avrebbe voluto nella sua squadra e che non è riuscito a prendere?
“Mi verrebbe da dire Mabel Bocchi, ma poi mi rispondo che probabilmente non ho mai provato realmente a prenderla”

E la giocatrice più forte restando in tema “italiane”, visto che è un periodo in cui lo stesso presidente federale Petrucci ha ripetuto a più riprese di puntare molto sulla “next gen” azzurra?
“A questa domanda risponderò con un aneddoto. Una volta chiesi alle mie straniere, Lawrence e Smith, chi fosse la più forte tra Fullin e Pollini. E loro in coro mi risposero: Lidia Gorlin”.

Con il presidente della LegA Basket Femminile, Massimo Protani, il feeling è grandissimo…
“Questo ragazzo - dice - mi bocciava tutte le scelte…”, e Protani di rimando: “Ma tanto tu facevi tutto di testa tua”!

Scivolando tra un ricordo passato ed uno presente Concato regala alla tavolata un altro insegnamento, sempre legato alla percezione del tempo. E lo fa rispondendo alla domanda sulla gioia più grande che ha avuto nella sua lunga carriera, se fosse legata al primo scudetto (1964/65), conquistato da allenatore, o sulla prima Coppa Campioni vinta contro Dusseldorf a Mestre (ci fu la diretta tv RAI per l’occasione) nel 1983…
“Vedete io non sono mai impazzito per una gioia e nemmeno per un dispiacere, e sapete perché? Perché dopo una vittoria o una sconfitta io pensavo immediatamente al futuro, senza ubriacarmi per la gloria o piangere su ciò che avrebbe potuto essere e non era stato. Ancora oggi (Vicenza partecipa al campionato di Serie A2, ndr) io già sto pensando a quali tra le giocatrici giovani che ho nel roster posso confermare per la prossima stagione”.

Con Protani il discorso passa dall’altro ieri al domani con una facilità che sottolinea l’affetto e la confidenza che legano i due; così si parla dei NAS, sul ruolo delle straniere, senza mai avere l’impressione di regalarsi un attimo di narcisismo per le tante vittorie conquistate…
“Sapete io ho scoperto solo ultimamente che Stefania Passaro ha scritto un libro su quegli anni, e ho ascoltato su Sky, se non sbaglio dalla voce di Federico Buffa, che Vicenza è la squadra italiana più titolata in campo europeo. Non ho mai contato i titoli, e perfino quando nel 2016 siamo stati invitati a Cluij in Romania per un torneo, non sapevo che il motivo era quello di celebrare un fatto per loro storico: l’aver interrotto la nostra striscia record di vittorie consecutive”. 

Questo e molto altro è Antonio Concato, 85 anni di età gran parte dei quali passati in una palestra, considerato che ancora oggi assiste a tutti gli allenamenti della squadra di cui resta presidente, e prende parte a quasi tutte le trasferte.

La serata si conclude poco dopo le 23, e prima di salire in macchina in compagnia del collaboratore Carlo, ci concede di fotografarlo seduto vicino all’amico e allievo Massimo Protani cui ancora oggi, come ad ognuno di noi che lo ascoltiamo pendendo dalle sue labbra, rivolge un rispettoso quanto signorile “Lei”.

Si conclude così la nostra serata a cena con Antonio Concato, che ringraziamo per averci regalato “un tempo sognato in cui possiamo continuare a sognare”.

 

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